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La scialolitiasi

Con il termine scialolitiasi si intende la patologia infiammatoria delle ghiandole salivari maggiori dovuta alla formazione di calcoli (scialoliti) o nei dotti salivari o nel parenchima delle ghiandole.
I calcoli sono formati da carbonati di calcio o da fosfati di calcio combinati con altre molecole organiche. I meccanismi per cui si formano non sono chiarissimi, sicuramente il ristagno salivare ed i danni dell’epitelio dei dotti possono favorire la precipitazione dei sali.

Coinvolge nell’80% dei casi la ghiandola sottomandibolare che si trova in una posizione più bassa rispetto allo sbocco del suo dotto (dotto di Wharton) che inoltre ha un percorso tortuoso. Nel 70% sono radiopachi e si possono identificare alla TC o ad una radiografia (minor sensibilità). Nel rimanente 30% la TC può vedere segni indiretti della presenza del colcolo (dilatazione del dotto a monte del calcolo o esiti fibrotici della ghiandola) ed il calcolo potrebbe essere identificabile con uno studio ecografico.
Nella prima fase della malattia i calcoli (spesso multipli nella ghiandola sottomandibolare) ostacolano il deflusso della saliva e si osserva un’importante tumefazione dolente della ghiandola in corrispondenza dei pasti che lentamente tende a regredire qualche ora dopo. La pelle può arrossarsi e spesso i pazienti dopo i pasti lamentano una importante produzione di saliva (scialorrea) dovuta al fatto che la ghiandola si svuota della saliva prodotta precedentemente.

Il ristagno salivare dato dalla presenza del calcolo può favorire una sovrainfezione batterica e si può quindi sviluppare una scialoadenite acuta, caratterizzata da gonfiore e dolore violento.
Se la situazione non si risolve, il continuo traumatismo determina una infiammazione cronica della ghiandola (scialoadenite cronica) per cui il paziente percepisce una costante sensazione di algia/fastidio e la ghiandola resta sempre tesa.
Nelle prime fasi della malattia è possibile facilitare l’espulsione dei calcoli incentivando il paziente a bere molto, dando farmaci antiedemigeni o con procedure ambulatoriali o di piccola chirurgia. E’ anche possibile provare ad asportare il calcolo con un intervento endoscopico (scialoendoscopia).
Non agendo sulle cause che portano alla formazione del calcolo è molto frequente che il problema si ripresenti nel corso della vita.
Quando l’infiammazione si è cronicizzata l’unica opzione è quella di asportare la ghiandola malata.